mercoledì 11 novembre 2009

Il marinaio in polvere

Si fa tardi. Gli orari chiudono.
Le bionde continuano a spazzare le strade, ne siamo affascinati alle quattro del mattino, mentre i furgoncini dei cornettari scaricano paste dietro le vetrine accanto ai nostri piedi felici e colossei.
Le storie d'amore ci ferirono, offendevano i cuori, un affronto alla stabilità emotiva. Decine di messaggi crudeli e bellissimi facevano recapito sulle tue antenne di gallo ruspante. Attendevi che la perfezione ti cogliesse, ma s'è dispersa come la polvere sfugge alla scopa più accanita, sulla strada, sotto gli angoli dei marciapiedi, dentro le fessure delle porte che restano chiuse.
Possiamo decidere tutto. Tranne la polvere.
Era dal '68 che non buttavo giù due righe di pensieri dal terzo piano.
Non so più dove sia stata l'ultima volta. Credo in un paese straniero.
Il marinaio gettava anche lui versi sfasati alle onde e andava di corsa ad accarezzare il sale sopra le draglie.
Il marinaio inventava miscugli di parole,
lo ascoltava un dio qualunque, uno non suo,
prendeva appunti sopra un taccuino di cenere
soffiandoci sopra l'attimo dopo.


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