giovedì 24 dicembre 2009

Il gerundio del partire. Il participio passato dello scrivere

Ho un singhiozzo che mi fa sobbalzare. Impertinente come pochi stasera. Anzi l'ho conosciuto pochi minuti fa e da allora non mi molla. Ingranavo la terza sulla 131 ed era un problema farlo se non al ritmo che quello imponeva.. Meno male ho preso la 131 camionale. Dove non c'era nessuno e per poco non mi addormentavo. C'era il singhiozzo comunque a tenermi sveglia. Se troverete errori in questo poost sarà a causa sua, del si nghiozzo.
Per il resto pensavo al mollare gli ormeggi. Mi commuovevo un po' oggi a riguardare il momento dei due Fresi. Proprio l'atto del mollare le cime, lanciarle in banchina, salutare la folla sul molo. Loro lasciavano Porto Torres per avanzare verso ciò che non sapevano. L'ignoto attendeva. La Hellenspont li avrebbe recuperati sette mesi dopo nel cuore più profondo del Pacifico e Piero rischiò di non farcela.
Mollare gli ormeggi.
Caspitina il singhiosso... faccio sforzi per correggere ogni errore.
Mollare gli ormeggi e andare. E' un piacere che niente l'eguaglia. Significa: io vado. Io. Vado. Il resto è mare. Il resto lo vedrò. Sto partendo.
Mai gerundio era stato più gonfio. Mai più narrante il presente. L'azione più cocente. Sono in viaggio. Viaggiando. Ecco, non so che sarà di me. Non lo sapete voi, a cui pure comunico il mio stato, anzi il mio stando. E non lo so io.
Cosa succederà? A quelli toccò il naufragio nel mezzo del Pacifico, ma quando mollavano gli ormeggi davanti casa, come avrebbero potuto saperlo?
Mollare gli ormeggi significa tutto il possibile. E' come dire: sto respirando, non so se respirerò fra mezz'ora.
E poi pensavo allo scrivere.
Scrivere non è gerundio. Quando arriva, la scrittura è già compiuta, è un bene risolto, soddisfatto, dato, avuto. Non è mai un sto scrivendo. A chi può interessare questo fatto? Interesserà semmai lo scritto. Qualcosa che è in "scrivendo" non attrae nessuno. Solo ciò che è scrittò può avere dignità. Il gerundio dello scrittore è qualcosa di possibile solo per lo scrittore. Non per il leggente.
Non c'è pubblico per il mollare gli ormeggi della scrittura.
Ora, esistono due piaceri forti e distinti.
Quello del mollare gli ormeggi e quello dell'aver scritto.
Il primo non torna indietro a nessuno, il secondo si. In un caso hai lasciato che il destino si affidasse alla barca e che fossi tu l'unico protagonista, nell'altro hai restituito qualcosa.
L'uno però fa decollare gli ormoni del sogno e della speranza. L'altro è pura compiacenza.
Stasera nella piazzetta immacolata intitolata a un giurista di nome Domenico Azuni avrei dovuto decidere se fosse più forte dentro me la facoltà della scrittura, del restituire, o se vince invece il vento contromano, come l'ha definito un ubriaco passante e che non conosco, che spira da sud e che spingerebbe bene una barca verso il largo.
Da là lancerei gli ormeggi sopra la banchina per andare lontano, per non sapere quello che non so e quindi per sognare.
Ma poi avrei restituito qualcosa a qualcuno?



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