mercoledì 17 febbraio 2010

"Fidanzata ufficialmente" da Facebook

Quest'anno non sono stata al carnevale dionisiaco di Bosa, non a Mamoiada e nemmeno in piazza San Marco tra gli abiti del '700 veneziano. A dire il vero non ho nemmeno partecipato a festini privati né a balli in costume. Eppure a mascherarmi non ho rinunciato. Il mio abito l'ho preso su Facebook.
Dopo aver scelto dal menù delle impostazioni quale indossare, ho spuntato la casella e in un batter d'ali di falena, mi sono vestita da "ufficialmente fidanzata". La validità e gli effetti sono stati immediati.
Una cosa da brividi. Intanto perché ho realizzato che il modo migliore per restare single è quello di aggiornare la propria situazione sentimentale in "fidanzata". Tutti ti credono, per dinci! E se non ti affretti a ristabilire la realtà delle cose rischi di restare davvero fuori dal giro, come notava il primo commentatore al mio status. Mi dispiace però deludere tutti coloro, anche persone che non vedo né frequento da tempo, che senza soffermarsi troppo sulla meraviglia mi avevano già fatto ufficialissimi auguri.
Qualche amico ha persino telefonato la sera.
Il fatto è che Facebook funziona meglio di un anello al dito. Più evidente, più immediatamente raggiungente di una qualsiasi partecipazione di nozze. E anche nel caso di matrimonio, avete pensato che fosse possibile fare come questi due che aggiornarono il cambio di status direttamente all'altare, persino prima che il prete pronunciasse le fatidiche parole?
Ma gli effetti non stanno solo nei commenti.
Il brivido è anche questo. Hai come un'idea di aver esagerato. La maschera va in eccesso, rischi che ti si appiccichi addosso come pelle vera. C'è una strana sensazione nel percepire persino il proprio corpo, quando vai in giro per le strade dopo aver comunicato al tuo social network di fiducia che sei ufficialmente fidanzato. Sei quasi indotto a credere tu per primo a ciò che hai comunicato al mondo e che il mondo ha preso per buono. La sorpresa è tale che d'improvviso diventi estraneo a te stesso. E in un'epoca in cui il matrimonio è solo una fra le varie opzioni di vita amorosa comune, quale termine più formale ed ampolloso di "fidanzato ufficiale"? Roba da corredo e richiesta di mano al padre della sposa futura.
La società virtuale è un'estensione di quella reale, un potere aggiunto. I commentatori dicono "???", dicono "uau!", dicono "auguri!". Persino gli amici più stretti. Spunti una casella e sei altro.
Non sono un'apocalittica e anzi ho capito che ad integrarsi Facebook funziona, eccome. Ma Facebook ha anche questo potere: di richiamarti alla tua vera identità. Troppo difficile restare appesi a un etichetta fasulla.
Adesso basta quindi. Le definizioni ufficiali mi portano orticaria, dal vivo e dal virtuale.
Girerò il mio stato sentimentale alla casella dell'oblio. La narrazione amorosa di me stessa resterà una questione privata. Non saprete mai più da Facebook se ho il fidanzato o se resto zitella.
(Ps. ho ovviamente considerato la possibilità che non ve ne freghi un benedetto piffero)

sabato 13 febbraio 2010

Il paesaggio di oggi

Ecco. Era semplicemente tutto diverso. Non abbiamo fatto nulla noi, nient'altro che svegliarci ieri dai letti soliti e chi prima, chi dopo, spalancare gli occhi, ancora cisposi, ancora presi nel retro dei sogni compiuti e lasciati, ancora con la solita tazzina di caffè in mano o già sulla strada dei pc sopra la scrivania, o pronti per andare a scuola, a lavoro, all'asilo a portare i figlioli.
Ecco, il cane ha bussato con le zampe alla porta di casa e facendolo entrare abbiamo capito. Aveva il manto bianco. Sulle finestre abbiamo avvicinato i nasi, col fianco della mano fredda abbiamo cancellato la nebbiolina sul vetro per guardare meglio. Eravamo increduli. Non abbiamo fatto altro che affacciarci e trovare un paesaggio diverso. La nostra città come il manto del cane, bianca, immobile, dentro il cotone.
La mia amica se ne stava in giro dalle sei e mezza ad esplorare questo luogo inventato in una notte.
La spiaggia, i tetti delle case, gli scogli alle Acque Dolci, le strade intatte ancora, le barche e i pontili, il Ponte Romano, le terme di Re Barbaro, i tubi del fenolo in dismissione, le bitte del molo industriale.
Chissà se le petroliere, languide e ormeggiate a due miglia dalla costa s'erano ricoperte anche loro.
Non abbiamo fatto niente ma tutto era cambiato. Un giorno solo, nell'unica notte sotto lo zero e vento immobile che non capitava da 25 anni. Nella vita degli studenti era la prima volta in assoluto.
E allora tutti in giro a scoprire, a vedere. Come sarà Balai? Si sarà ricoperto anche il delfino dello Scogliolungo? E la chiesetta lontana sarà più bianca? E il mare? Il mare? Come avrà reagito a questo candore inatteso?
Mamma svegliati! Svegliati! Guarda fuori dalla finestra!
Guarda i cani! Guarda i cani come corrono e fanno scompiglio lasciando tracce dove ancora nessuno era passato.
Bimbi! Andiamo presto! Andiamo! Facciamo un giro sul lungomare ma mettetevi guanti e stivaletti! Facciamo le foto dai! Facciamo mille fotografie di questo paesaggio sconosciuto. Chi l'avrebbe mai detto che questa sostanza immacolata sarebbe arrivata fin qui, fino a noi.
Ecco, oggi è tornata ogni cosa alla normalità. Abbiamo gli occhi fatti di vernice vecchia. Il cane ha il pelo di sempre. Lo spettacolo dalle finestre è già andato in onda, abbiamo perso la prima e l'ultima.
Ma cosa c'è di diverso dal paesaggio di ieri?
Perché non dovremmo essere in grado di avere occhi nuovi sempre?
La neve era una provocazione.
Come un amico in viaggio da un Paese lontano manda una cartolina augurandoci di vedere presto anche noi quel paesaggio dal vivo.
La neve ha detto: "Ecco, guardate come vi faccio bella oggi la città. Domani potreste pensarci voi, per un giorno vi lascio disoccupati, semplicemente state a guardare. Ma domani...Domani cosa aspettate?"
Ieri era tutto diverso. Oggi gli uomini e le donne dovranno conservare diverso lo sguardo, tenere un sospiro di emozione sopra i vetri delle finestre, uscire fuori per scoprire qualcosa di nuovo, pensare: "Come sarà oggi il Ponte Romano? Come sarà Balai? Come sarà vedere la città dalla collina del Faro? Come potremmo immaginare anche oggi bello il nostro paesaggio e poi realizzarlo?"

venerdì 12 febbraio 2010