sabato 29 maggio 2010

Candidati

La mia macchina s'è inceppata sul lungomare della città. Non sapeva più da che parte pecorrerlo. I sensi sono di nuovo confusi. Unici e in tutti i versi.
Ho deciso di prendere questo ennesimo cambio di senso come la volontà degli amministratori di mantenerci cittadini attenti. E io lo sono stata. Alzando le braccia repentinamente due notti fa in segno di allarme - il mio amico Simone lo sa - ho impedito che un disgraziato in contromano inconsapevole andasse a sbattere contro una panda che veniva nel senso giusto. Ho i riflessi più vigili della municipale.
Voglio dunque un sindaco che lotti contro i radicali liberi. Che lotti contro l'oblio. Che seppellisca i resti obsoleti di una città antica e tenga vivo il ricordo di un'agonia industriale. Voglio un sindaco che ami fare grandi discorsi. Che parli, che parli. Che dica tutto ciò che va detto. E che non si scomodi troppo nel letto la sera a progettare il giorno che viene. Voglio un consigliere che badi alle cose concrete nella vita e mangi porcetto fin quanto può.
Voglio affacciarmi domani e trovare un nuovo senso di marcia con tanti maialini che corrono e grugniscono in tutte le direzioni. Voglio tenermi confusa. Restare viva. Galleggiare.
Voglio avere tante luminarie a Natale, che mi illuminino il sorriso se mai dovessero trovarmelo spento.
Voglio dire che la mia città ha tante navi in porto perché la mia è una città importante. Anche se poi s'è alzato il grecale e le navi sono rimaste in trappola.
Voglio avere un parco che ho sentito chiamare "circo mendes", che almeno ci facessero il circo. Invece mi piace che se ne stia là, zitto zitto in disparte, come fosse il giardino segreto di un re fantasma.
Io voglio svegliarmi domani e trovare un mare nero. Sporco ma che nessuno me lo dica. Voglio insozzarmi tutta di policlorobifenile e affogarmici i pensieri dentro. Voglio avere una torre occupata e tante croci a mo' di cimitero inglese, che visto così almeno il prato verde fa la sua figura. Meglio degli scavi archeologici polverosi che c'erano un tempo.
A me la polvere non piace. Io voglio una città pulita senza niente dentro. Una città coi bordi falciati, ma solo fino a un certo punto, che anche l'erba alta c'ha il suo perché. Una città fatta senz'anima. Una città a cui non devo pensare più.
Una città di cui non posso più immaginare il litorale. Ché è stato tagliato via, e dopo il fiume non avanza altro.
Una città il cui ponte che resta non porti altrove.
Candidati, donne e uomini candidi di intenzioni e speranza. Siete tanti quest'anno. E per vedervi tutti mi tenevo a distanza dalla costa stasera. E vi sognavo dal largo.
La vostra città ha già provato tanti sensi di marcia. Ha venduto spiagge per rifarsene qualcuna più in la. Ha annerito i suoi cieli e cantato in migliaia di processioni. Ha pianto un giorno per ciclisti disgraziati dimenticandoli tutta la vita. La vostra città ha storto la bocca sempre e per vincere non sarà necessario promettere di restituire una città candida.
Mi viene un poco da storcere la bocca pure a me.
Ma io sono solo uno scoglio che tenta di tenersi asciutto.
Io sono come questa città e forse domani vi darò un voto una volta ancora sperando di ottenere nuove spugnette e mocio vileda per tutti.

domenica 2 maggio 2010

Sposa



















Avevamo meno della metà degli anni che abbiamo, ma il tempo confonde. Ci muovevamo come gatte dagli occhi lunghi e il manto a vapore. Restavamo fino a tardi a parlare. Il cielo assisteva e si lasciava commentare docile alle suggestioni. Eri un personaggio di tutti i tempi. Eri una dama dell'ottocento francese, o un'eroina della rivoluzione, eri Cat Woman ma ti ho trovato fra le scritture di Milan Kundera ed ogni volta che penso a Sabina e Tomàs ho l'onirica sensazione che ci sia stata anche tu fra le vie di Praga in quel tempo.
Le maniche del tuo abito arrivano quasi fino al pavimento. Una falena gigante agita le ali nella sala da ballo. Le danzatrici fanno vibrare i culi tra i veli. Ti girano attorno battendo le mani. In gran segreto hanno già filato la ragnatela che scompiglierai la prima notte di nozze. Gli uomini sono mulini a vento che saltano intanto come canguri a tempo. Tu eri la moretta con gli occhi verdi. Prendevi aliscafi segreti e planavi concreta. Leggevi molti libri tra cui Stephen King ed eri un portento a parlare francese. Me lo ricordo bene.
Ti porgo l'anello e ti unisci all'uomo fantastico. Sei lacrimante e forte. Hai gli occhi lucenti che ti ho sempre trovato.