mercoledì 11 novembre 2009

Il marinaio in polvere

Si fa tardi. Gli orari chiudono.
Le bionde continuano a spazzare le strade, ne siamo affascinati alle quattro del mattino, mentre i furgoncini dei cornettari scaricano paste dietro le vetrine accanto ai nostri piedi felici e colossei.
Le storie d'amore ci ferirono, offendevano i cuori, un affronto alla stabilità emotiva. Decine di messaggi crudeli e bellissimi facevano recapito sulle tue antenne di gallo ruspante. Attendevi che la perfezione ti cogliesse, ma s'è dispersa come la polvere sfugge alla scopa più accanita, sulla strada, sotto gli angoli dei marciapiedi, dentro le fessure delle porte che restano chiuse.
Possiamo decidere tutto. Tranne la polvere.
Era dal '68 che non buttavo giù due righe di pensieri dal terzo piano.
Non so più dove sia stata l'ultima volta. Credo in un paese straniero.
Il marinaio gettava anche lui versi sfasati alle onde e andava di corsa ad accarezzare il sale sopra le draglie.
Il marinaio inventava miscugli di parole,
lo ascoltava un dio qualunque, uno non suo,
prendeva appunti sopra un taccuino di cenere
soffiandoci sopra l'attimo dopo.


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3 commenti:

  1. Les chars d'argent et de cuivre
    Les proues d'acier et d'argent
    Battent l'ècume
    Soulèvent les souches des ronches.
    Les courants de la lande,
    Et les ornières immenses du reflux,
    Filent circulairement vers l'est
    Vers le piliers de la forèt,-
    Vers les fùts de la jetèe,
    Dont l'angle est heurtè par des tourbillons de
    lumière.

    MARINE -Arthur Rimbaud

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  2. Il tuo marinaio non è polverizzato. Capisco come il vento di un dio straniero continui a soffiarti fra le ossa. Mary

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  3. Commenti da facebook http://www.facebook.com/note.php?note_id=171365671708

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