Stretto è il canale che ci conduce all'altro mare. Sponde di terra che ricordano casa, di tufo e arenaria, alte e vicine, con ponti che sovrastano e braccia alzate che cercano il nostro saluto.
Siamo noi i naviganti. Andiamo verso l'altro lato, compiamo il nostro viaggio dentro la terra che fu confine invalicabile, termine imperfetto di un mare cieco e che oggi comunica invece con l'est. Oriente che ignoriamo. Egeo guarda il nostro arrivo.
E ci siamo. Il vento è da ovest, il genoa è una vela di prua appena più grande che ci conduce. Quattro miglia di iniziazione dentro un canale, me al timone, Arturo al timone, un fila di vele dietro la nostra. E dopo il pedaggio ecco l'Egeo che accoglie l'incedere. 38 miglia più a est arriva la visione.
L'Olimpo o ciò che ne fece leggenda non sovrasta Atene, la snobba appena, e noi lo inquadriamo alla perfezione dentro i nostri binocoli.
I marinai riposano bene stanotte. Dentro cuccette strette con cimitero di zanzare intorno. Ci aspetta la città. Ci illudiamo che lo stia facendo. Speriamo che non sia come Corinto che, prima del canale iniziatico, s'è mostrata città quadrata e speculare, fatta di strade che hanno parellele e perpendicolari infinite; città d'angoli, in cui l'angolo, il corner, è unico metro di misura di ogni spazio. Aiutato da qualche negozio di scarpe.
Dell'urbanità in cui ci troviamo stasera speriamo abbiano qualcosa da raccontarci gli dei.
mercoledì 8 luglio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
che bella questa immagine, misurare le distanze e le grandezze in angoli...sei lì allora, dietro l'angolo ampio che fa il mare, non così distante.
RispondiEliminaCieli grigi di cristallo.Un bizzarro disegno di ponti,alcuni dritti,altri convessi,altri che scendono o sterzano in angoli obliqui sui primi,figure che si riproducono negli altri circuiti illuminati del canale,ma tutti così lunghi e leggeri che le sponde,cariche di cupole s'abbassano e si rimpiccioliscono.Alcuni di questi ponti sono ancora carichi di casupole. Altri sostengono i pali,segnali,fragili parapetti. Accordi minori s'incrociano e filano,dagli argini si alzano le corde. Si distingue una giacca rossa,altri abiti forse e strumenti musicali. Sono forse arie popolari, brani di concerti principeschi,resti di inni pubblici? L'acqua è grigia e azzurra,larga come un braccio di mare. Un raggio bianco,dritto dal cielo,annienta questa commedia, '' IL PONTE'' da illuminazioni di Arthur Rimbaud
RispondiEliminabello gips leggere così pezzi di ponti e di strade di altri. e angoli da terra e da mare. in effetti è vero ale, pare vicino
RispondiElimina