Dentro un lunotto di pioggia senza tergicristalli che producano effetti concreti sulla visibilità.
Due personaggi discutono.
Sanno di essere al porto perchè ci si son recati prima che cominciasse a piovere.
La discussione è la stessa da circa due ore. E quella si che ha prodotto effetti concreti. Nell'ordine: sull'indigestione della pizza, sulla convinzione che l'argomento non sia quello adatto ai due, sulla convinzione che i due non siano adatti l'uno all'altro, sulla voglia di essere scorrettamente violenti, sul piacere di darsi ragione a vicenda, alla fine.
Il barman: "Mi fai finire? Eh? Ci riesci?"
La cazzeggiatrice: ""
Il barman: "Lo conosco il Facebook. Come fai a dire che non lo conosco?"
La cazzeggiatrice: "Io dico solo che fino a che non ci stai davvero dentro, finchè non lo abiti un pò, non riesci a renderti conto di cosa sia e delle potenzialità che può offrirti.."
Barman: "Ma ti ho detto che ne ho visti tanti di facebbok e il 90 per cento di quelli che ho visto..."
Cazzeggiatrice: "Ma se non hai un facebook..."
Barman: "vabbè allora hai ragione tu.."
Cazzeggiatrice: "vabbè... dì, dì.."
Barman: "sono tutti così..Ciao vuoi essere mio amico?ho 32 anni, sono single.."
Cazzeggiatrice: "ma io non lo uso così.."
Barman, sarcastico: "allora tu sei una dei pochi che lo usa bene"
Cazzeggiatrice, imperturbata dal sarcasmo: "io lo uso come tutti gli altri, non esiste un modo buono e uno cattivo di usarlo. E io non mi sono inventata un modo di usare facebook. Faccio come gli altri"
Barman, occhi al cielo
Cazzeggiatrice, affranta
Barman: "io non ci perdo tempo. Se ti serve per lavoro allora va bene, ma per stare li, a dirsi due stronzate, a mettere due foto... Ah bella la fontanella di Londra..Ah che figo che sei in quella posa.."
C.: "eh si, si che si cazzeggia, ma fa parte della vita anche quello"
B.: "io preferisco chiamarti e chiederti se ti va di prendere un caffè e fare due chiacchiere"
C., sempre più affranta
B., sguardo perso sul lunotto
C.: "ma scusa, se è una cazzata com'è allora che in Inghilterra le aziende prima di assumerti vanno a vedere il tuo facebook? e questo non lo dico io, ma una ricerca che ho letto.."
B.: "io credo a quello che vedo, non a quello che dicono gli altri"
C.: "e non vedi bene.."
B., potrebbe uccidere C
C., sa che sta rischiando la vita
B.: "magari in Inghilterra lo usano diversamente dall'Italia"
C.: "lo usano come gli altri, solo che è diffuso da molto più tempo e uno invece di avere quella settantina di contatti come me, ne ha mille, duemila.."
B.:"io sul myspace ho cinquemila contatti. Lo uso per lavoro, ma mi sta sulle palle lo stesso. Vengono, ti cercano, ti fanno domande cretine, hanno voglia di perdere tempo. Io no. Io preferisco condividere le mie cose con amici veri, non con amici virtuali"
C., colta da improvvisa lucidità:"ma il virtuale non è meno reale del reale. Il virtuale è solo uno dei modi che abbiamo imparato ad usare per relazionarci con gli altri. Noi - tu, io, tanti, milioni di persone - abbiamo imparato a relazionarci anche facendo a meno della carne e delle ossa.."
B.: "ascò, io piuttosto ti mando un sms e ti dico Vediamoci!"
C., sempre più ispirata: "Ed è un sms! Ancora io non compaio! Lo vedi?? E' virtuale anche quello! Eppure un sms ha degli effetti su di noi, effetti concreti, sulle nostre emozioni, sul fare. Quante volte hai ricevuto un messaggio da un tuo amico che hai letto dandogli una certa intonazione e hai risposto di conseguenza, mentre invece il tuo amico lo aveva scritto immaginando un tono e un significato diversi da quelli che avevi dedotto tu? E come nella vita reale ci sono le incomprensioni, così esistono sul virtuale. E come nella vita reale si cazzeggia, così su facebook si cazzeggia! Ma è sempre un relazionarsi e condividere.
C.: "Ma io non voglio condividere. Non me ne frega niente di condividere su facebook una foto con centinaia di persone, o una frasetta cretina postata perchè in quel momento sono depresso, o euforico, o accattivante e tutti allora devono dirmi qualcosa sul mio stato, che magari avevo una settimana fa. Anche gente con cui non mi interessa relazionarmi in quel momento. E ci perdo tempo, e metto altre foto, e scrivo altre cazzate e mi scambio un'iconcina col boccale di birra...Ho altro da fare"
C.: "Ma scusa, immagina cosa fai quando vai a una festa. Incontri i tuoi amici, ma può capitare che incontri anche persone che non conoscevi prima. E che fai? Ti bevi una birra. Parli. Scambi. Fai discorsi, dici cazzate. Facebook riproduce in parte questi meccanismi, solo che bypassa il fatto di trovarsi fisicamente uno davanti all'altro. Ti può capitare che arrivi la richiesta di amicizia di uno che non conosci, ma tu, in vantaggio rispetto alla festa reale, puoi pure ignorarlo.. E' sempre comunque un modo per raggiungere ed essere raggiunti.."
B.:"Si ho capito. Ma quello che non hai capito tu è che io faccio il barman. Io passo dieci ore dentro il mio locale e sono raggiunto in continuazione da gente di tutti i tipi, che conosco e che non conosco, che ride o che piange, che vuole un caffè o uno psicologo con cui confessarsi. Io ne ho le balle piene di essere raggiunto!"
La cazzeggiatrice a quel punto ha capito.
Silenzio.
Guarda la pioggia dal lunotto e si gode l'intimità di essere al porto senza vederlo. E senza che nessuno la veda.
In bilico fra il diritto all'oblìo e la comunicazione di sè, diceva ZetaVu.
E va bene che sul suo blog, la cazzeggiatrice stava per postare un decalogo sui perché Facebook è uno strumento utile, per via di quelle pagine che hanno un pò il sapore dei diari di bordo, sui post e sui commenti e sulle foto che soddisfano quel normale desiderio di auto mise en scene salutare all'identità e alla vita sociale, e ancora sulle foto di cui non si guarda all'estetica ma all'esperienza condivisa..
E va bene..
Ma ora la cazzeggiatrice pensa che si... che il barman abbia ragione e che Facebook in fondo sia un modo per essere al porto mentre tutti lo sanno. E che in quel porto condiviso il tergicristalli ha cancellato la poesia della pioggia sopra il lunotto.
E che c'è anche molto, molto, molto di cazzeggio in tutto questo.
giovedì 30 ottobre 2008
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bellissima, sembra una piéce. avete ragione entrambi. cioè scusa non voglio dire che c. sei tu e b. un altro ben definito personaggio, no non voglio dire che conosco i protagonisti. diciamo che non so chi siano. dico che il barman ha ragione, nel suo pratico ragionare da uomo che di face ne vede anche troppe; e anche la cazzeggiatrice ha ragione, nel suo pratico cazzeggiare e leggero svolazzare. penso che alla fine, quando il tergicristallo ha trovato l'equilibrio col vetro e la pioggia, loro abbiano trovato l'equilibrio tra loro
RispondiEliminaIl barman ha proprio ragione! ma come si fa a perdere tempo con questi siti per sfigati? Comunque scrivi molto bene, devi essere una ragazza interessante e le tue foto... wow... sono stupende!
RispondiEliminaIo ho 32 anni e sono single...
Cutrettolo...giochi sporco. Il barman è tuo parente
RispondiEliminaMaramaramaldeggiantemente caustico e realistico...
RispondiEliminaUn inviperimento, e stavolta ci può stare, delicato e forbito epppur spontaneo...come tanti genera il collezionismo di facce che tutto trascina e muove...giustappunto stamani t'ho "lanciato" un'amica che solo sul libro delle facce ho potuto ritrovare..imbarazzato al punto da non saper che scrivere ma felice di poterlo fare..e tut'intorno, e ieri e forse più tardi...si parlerà delle facce e del loro contenitore...perdiamo l'abitudine all'incontro? Forse...e il gelido agitarsi dei pixel non è certo un caldo abbraccio...sicuro...però cazzeggiar m'ìè dolce in questo mare... delectando docet..e sfacet
io non my faccio feisbuc perchè my temo, my bastano le bestie con cuy esco grazie a maispeis. maispeis ty amo, my regaly amory
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