mercoledì 4 marzo 2009

Le omelette di Teresa

Teresa aveva un sogno. Spicciarsi coi seni. Diventare matura. Indossare in effetti i tacchi di mamma. Con gli occhi stretti camminava sui tetti a pregare le nuvole. Se parlava al serpente gli diceva di arrotolarsi e starci tutto dentro la borsa. Lo avrebbe portato con sé, in piazza la domenica, al catechismo, in mezzo alle ore di scuola. Se parlava al pino era per dirgli degli aghi, che erano troppo pungenti e come mai avesse scelto le spine al fatto di essere fiore. Teresa se ne stava con le punte dei piedi sopra il nord della rosa dei venti fatta di sassi e cementata in giardino. Aveva due uova in tasca e le avrebbe vendute al primo arrivato. O ne avrebbe fatto omelette. Cercando Teresa chissà cosa si trova. Forse due uova, forse un serpente, forse due aghi di pino.
Oggi non c'era un sogno che andasse bene. E ho preso la frittata di un altro.

4 commenti:

  1. ciao robè,
    c'è tanto eccesso di sense in questo nonsense.
    ordine e caos entropicamente insieme.
    sono rimasto anabbagliato da queste parole che creano tanto disordine pubblico in me medesimo in quanto tale.
    bedda la ienti fea.
    cià, alf.

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  2. ciao Alf. ricordo che trovammo tanti nonsense dietro il parabrez quando fuori pioveva e le petroliere ci facevano da giardino. e tanti altri ancora

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  3. l'eticcheta delle omelette di teresina io la leggerò sempre come pastis...
    cia, alf.

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  4. errata corrige: etichetta non eticcheta.
    cià, alf.

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