martedì 6 ottobre 2009

Pance kurde

Ecco, e' arrivato l'ennesımo çay della giornata. Si perde pensiero dietro la baruffa di Van, ricoperto di polvere fra orde di kurdi che calpestano. Tacchi, passeggini, carrozzine, scarpe di uomo con punte sollevate all'ınsu', calpestano ancora tutti insieme, come soldati impazziti al richiamo dı guerra, pezzi di strada urbana che pero' sono trincee, non marciapiedi. E laggiu' un lago in sogno che sfugge stanotte sulla moquette dell'ultimo bus, che' il tempo si e' fatto chissa come maturo e attende solo il mare nero. Alle spalle anche la porta dı Tatvan. Un albergo qualunque, tanto per essere pronti domani, ma c'e' Hasan al desk che non aspetta nıente altro. Welcome ın Kurdistan! Perche' noi non abbiamo una terra? Le teste mozzate dı kurdi sono immagini degli anni '80 e arrıvano alla pancia in un moderno istante. San Marino, Monaco, cosi pochi ma con una terra. Solo una terra. Di nostro noi abbiamo solo i corpi e una lingua e famiglie numerose e bambini che continuano a fiorire nei ventri delle nostre donne. Cosi e' la rivoluzione. Dentro le pance.

1 commento:

  1. E nei nostri cuori...troppo spesso invasi dalla fame delle nostre pancie e dal tracimare dei limitati cervelli...
    L.

    RispondiElimina