sabato 15 novembre 2008

Eni lascia. Porto Torres s'ammoscia. Crisi di un territorio

A parte che stamattina me ne sarei rimasta davanti al pc a farmi le cose mie riparata dal novembre infimo sotto la copertina rossa. A parte che un sacco di gente ha pensato la stessa cosa però al contrario mio non l'ha disattesa. A parte che i miei colleghi a quest'ora staranno arrabbattandosi per individuare una notizia dal taccuino da mettere in attacco del pezzo.
Ma tant'è. I fatti son questi. La stazione marittima di Porto Torres contava poco più di un centinaio di presenze stamattina. Erano quasi interamente operai del petrolchimico, in sciopero da 15 giorni. Al tavolo degli imputati, no scusate, dei politici, fra tutti un cardigan nero nascondeva il corpicino smilzo dell'assessore regionale all'industria Concetta Rau. Accanto il corpicione del sindaco turritano Luciano Mura apriva i lavori inviando, senza tanti giri di parole, indignazione e sgomento all'indirizzo Eni e al governo.
"A tutti i cittadini - recita il volantino che mi aveva consegnato Gianni poco prima - l'economia della provincia di Sassari sta per..MORIRE!!!!!". A guardare la sala e poi di nuovo il volantino veniva da pensare che la città non rispondeva, nè aveva fatto caso, a nessun appello in nome di questa dismissione petrolchimica. "Invitiamo - continua il comunicato - tutta la popolazione a mobilitarsi e a sostenere le inziative che i sindacati e i lavoratori intraprenderanno nei prossimi giorni per dire no alla chiusura dello stabilimento petrolchimico di Porto Torres e alla morte dell'intera economia della provincia di Sassari". C'è anche da dire che di comunicati simili negli anni ne ho letto a decine e molti, come raccontavo a Samuele, non sono riuscita nemmeno a buttarli via e li tengo ancora conservati nelle apposite cartellette della scrivania da cui scrivo.

Ebbene si. Eni. Questa piccola grande multinazionale della chimica nonchè contrallata statale, ha così annunciato di lasciarci. A fine ottobre già ventilava la fermata per un anno degli impianti portotorresi del fenolo e del cumene. Il 31 ottobre la decisione. Gli impianti strategici e appena riammodernati del comparto petrolchimico di Porto Torres si fermano signori, ma perchè non è dato ancora saperlo.
Sindacati e lavoratori denunciano che questa decisione avviene nel preciso e delicato momento in cui la Ineos si preparava a vendere all'imprenditore Sartor gli impianti di pvc turritani, altro passaggio fondamentale per il recupero della produzione industriale sarda. Sartor, visto il tempestivo blocco di Eni avrà pensato bene e detto con parole sue qualcosa tipo: "Uè, sò mica matto, per ora non compro un bel niente". E oggi siamo a un punto fermo con gli operai che bloccano le navi trasportatrici di combustibili, in attesa di scoprire se 200 di loro dovranno trovarsi una nuova occupazione nelle prossime settimane. E' chiaro che la storia è molto più lunga e complicata di così. Quando ho cominciato a scrivere per il giornale di Sardegna nel 2004 le cose non è che fossero messe molto meglio. E quell'accordo di programma sulla chimica firmato nel 2003 non si è dimostrato lo strumento efficace per evitare la dismissione. Come ricordava stamattina Franco Apeddu, ex direttore di stabilimento alla Ineos, nemmeno l'intesa siglata fra Regione e Endesa nel 2007 per la fornitura di energia elettrica a basso costo per le imprese, ha avuto l'esito che tutti si attendevano.
Oggi tutti accusano il governo di non aver insistito con Eni a fare precise dichiarazioni sugli impianti di punta sui quali tempo prima la multinazionale aveva annunciato di voler investire.
Tutti accusano Eni - con un fatturato di 10 miliardi di euro nel 2007 e il 73 per cento degli utili nell'ultimo trimestre - di andarsene da Porto Torres, col nome di Polimeri Europa, quattro anni prima degli accordi previsti e lasciando fango e desolazione fra gli impianti di quello che i sindacalisti continuano a definire uno dei più grandi stabilimenti d'Italia.
Del resto ci sarebbe da pensare che forse per Eni, che saprà esattamente quali calcoli fare per star bene, questo stabilimento non è così importante.
Eppure, lo diceva Luciano Mura, "per anni l'Eni in questo territorio, se mi permettete, ha scorrazzato". Le condizioni ambientali e il tasso d'incidenza tumorale che colpisce questa zona ce lo raccontano ampiamente. E nonostante le dichiarazioni di Apeddu ("Le bonifiche sono in corso da anni (...) Cinque milioni di metri cubi di acqua della falda inquinata sono stati ripuliti (...)La barriera idraulica funziona (...) Il mare, anche a Minciaredda è pulito (...) A maggio e novembre del 2006 i pesci, inquinati da pcb - e non da diossine - erano meno inquinati di quelli analizzati nel golfo di Olbia")la questione inquinamento continua a rappresentare una dura minaccia per il territorio. Immagino che i cittadini pensino anche a questo quando decidono (se lo decidono) di non rispondere all'appello degli operai.
Oggi proprio quell'emergenza bonifiche impedisce al ministero dell'ambiente di dare il proprio benestare alla ripresa dell'economia petrolchimica in suolo turritano. E hai voglia di ripetere al direttore del ministero, dottor Mascazzini, che il muro antinquinamento non serve o non è l'urgenza primaria. Quel muro, come per Assemini, s'ha da fare ribatte lui a suon di ordinanze. Mentre la priorità per tutti i presenti stamani sono ben altre. La voce grossa della Rau le ribadiva: "Il settore chimico è strategico a livello nazionale: l'industria può esistere anche rispettando l'ambiente". In sostanza tra le sedie ghiacciate della stazione marittima si legittimava un principio vecchio quanto efficace in tempi difficili: non si butta via niente. Turismo, nautica, industria: tutto compatibile, secondo i nostri rappresentanti. Basta volerlo. E che il governo, l'Eni, e i pesci del golfo siano con noi.

1 commento:

  1. io sto con gli operai. tutto questo mi mette tristezza, ma preferisco vedere subito realizzata l'unica cosa buona che nell'immediato posso desiderare. l'altra è solo un sogno: che lo scempio che hanno fatto di quella lingua di terra e acqua sparisca, e basculando torni il paradiso che era, mandando giù giù e dimenticando e dissolvendo quello che è diventato. e siccome questo sogno non è realizzabile nella breve lingua dche è la mia vita, preferisco stare col posto di lavoro degli operai. informaci ancora, robè, la tua cronaca consapevole è molto meglio di quello che esce sui giornali. non ha filtri

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