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sabato 13 febbraio 2010

Il paesaggio di oggi

Ecco. Era semplicemente tutto diverso. Non abbiamo fatto nulla noi, nient'altro che svegliarci ieri dai letti soliti e chi prima, chi dopo, spalancare gli occhi, ancora cisposi, ancora presi nel retro dei sogni compiuti e lasciati, ancora con la solita tazzina di caffè in mano o già sulla strada dei pc sopra la scrivania, o pronti per andare a scuola, a lavoro, all'asilo a portare i figlioli.
Ecco, il cane ha bussato con le zampe alla porta di casa e facendolo entrare abbiamo capito. Aveva il manto bianco. Sulle finestre abbiamo avvicinato i nasi, col fianco della mano fredda abbiamo cancellato la nebbiolina sul vetro per guardare meglio. Eravamo increduli. Non abbiamo fatto altro che affacciarci e trovare un paesaggio diverso. La nostra città come il manto del cane, bianca, immobile, dentro il cotone.
La mia amica se ne stava in giro dalle sei e mezza ad esplorare questo luogo inventato in una notte.
La spiaggia, i tetti delle case, gli scogli alle Acque Dolci, le strade intatte ancora, le barche e i pontili, il Ponte Romano, le terme di Re Barbaro, i tubi del fenolo in dismissione, le bitte del molo industriale.
Chissà se le petroliere, languide e ormeggiate a due miglia dalla costa s'erano ricoperte anche loro.
Non abbiamo fatto niente ma tutto era cambiato. Un giorno solo, nell'unica notte sotto lo zero e vento immobile che non capitava da 25 anni. Nella vita degli studenti era la prima volta in assoluto.
E allora tutti in giro a scoprire, a vedere. Come sarà Balai? Si sarà ricoperto anche il delfino dello Scogliolungo? E la chiesetta lontana sarà più bianca? E il mare? Il mare? Come avrà reagito a questo candore inatteso?
Mamma svegliati! Svegliati! Guarda fuori dalla finestra!
Guarda i cani! Guarda i cani come corrono e fanno scompiglio lasciando tracce dove ancora nessuno era passato.
Bimbi! Andiamo presto! Andiamo! Facciamo un giro sul lungomare ma mettetevi guanti e stivaletti! Facciamo le foto dai! Facciamo mille fotografie di questo paesaggio sconosciuto. Chi l'avrebbe mai detto che questa sostanza immacolata sarebbe arrivata fin qui, fino a noi.
Ecco, oggi è tornata ogni cosa alla normalità. Abbiamo gli occhi fatti di vernice vecchia. Il cane ha il pelo di sempre. Lo spettacolo dalle finestre è già andato in onda, abbiamo perso la prima e l'ultima.
Ma cosa c'è di diverso dal paesaggio di ieri?
Perché non dovremmo essere in grado di avere occhi nuovi sempre?
La neve era una provocazione.
Come un amico in viaggio da un Paese lontano manda una cartolina augurandoci di vedere presto anche noi quel paesaggio dal vivo.
La neve ha detto: "Ecco, guardate come vi faccio bella oggi la città. Domani potreste pensarci voi, per un giorno vi lascio disoccupati, semplicemente state a guardare. Ma domani...Domani cosa aspettate?"
Ieri era tutto diverso. Oggi gli uomini e le donne dovranno conservare diverso lo sguardo, tenere un sospiro di emozione sopra i vetri delle finestre, uscire fuori per scoprire qualcosa di nuovo, pensare: "Come sarà oggi il Ponte Romano? Come sarà Balai? Come sarà vedere la città dalla collina del Faro? Come potremmo immaginare anche oggi bello il nostro paesaggio e poi realizzarlo?"